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LA CITTA' DI RAGUSA
I tre ponti Ragusa, guardata dall'alto, vista nelle sue parti di case agglomerate, in posizioni inimmaginabili, sembra costruita in alcuni luoghi da laboriose api; in altri diversamente, come se innalzata mediante grandiose tele, scene preparate da valenti architetti.
Quale fierezza di stile, armonie di sculture, quant'arte splendente nelle Sue Chiese!
S.Maria delle scale
L'alta cupola della Cattedrale sormontata, il campanile costruito a simiglianza di piccola roccaforte con su eretta ancora una piccola piramide "portabandiera" la sua stupenda trabeazione che racchiude l'orologio, le finestre del suo prospetto, le sei colonne sorrette da piedistalli rettangolari, i capitelli, le cornici, il suo piazzale con accosto il Monumento ai Caduti e le piante, i fiori, il verde del giardinetto, stupiscono chi si ferma a contemplarla.
E stupisce di continuo lo scrutatore della Citta' nelle sue parti Superiore ed Inferiore per monumenti, Chiese imponenti e ricche d'arte.
Duomo di S.Giorgio E stupisce per caverne che ospitarono popoli antichissimi civili, per sterminate necropoli, sarcofagi che fanno cpire che qui fu Vita, Arte, Civilta' nei tempi piu' lontani.
I Siculi, prima degli Iblei furono i possessori della sua attraente terra, ed in essa dominarono.
Dopo di Essi, furono altri popoli civili, Elleni amanti dell'arte, della pittura, della poesia, del canto e della musica. Dopo di questi ancora fu regione per la costruzione di fortezze del popolo Bizantino. E qui Arabi e Normanni, dopo aver conquistato, si fecero conquistare dalla cultura, dalle ricche arti trovate, dai lavori nuovi ed utili che eseguirono.
Gli edifici, i monumenti, le torri, le fortezze, i bagni, i castelli di quelle varie epoche, interamente seppelli' il terribile terremoto dell'anno 1693.
E ben poca cosa appari' d'antico da quelle sue ultime rovine.
Ma da esse, poi, spunto' come un fiore, come una margherita di esile gambo che sbuca bianca e d'oro tra il vischio delle macerie, una novella Ragusa che si estese in due parti, divisa dal piano e dell'alto...
Da quel terremoto si salvo' poca cosa, pochi monumenti, alcuni portali portanti sculture straordinarie, miscuglio di siculo e di spagnolesco come quelle della Chiesa di San Giorgio il Vecchio.
E dalle rovine fatte da quel terremoto nacque il "Barocco" piu' bello della Sicilia che oggi si puo' ammirare in numerose sue chiese e palazzi.
Il suo ambiente eterno, costituito da colli, da alture sinuose ed imperve, da dolci valli spaccate, da pianure e strade inclinate, da case bianche, palazzi e chiese barocchi, da viuzze arabe, ammalia.
Antiche scale per scendere a Ibla La Sua visione, la Sua vista risveglia o stordisce il visitatore per i pensieri che da' e le immagini che crea nella mente.
Domina accanto al Ponte Nuovo, la moderna, strana, cornice dello "Hotel Mediterraneo"; il Ponte Vecchio visto dall' alto del Nuovo, con uno sfondo verde di vegetazione ed il grigio colore di rocce, sembra un antico ponte portatore di acquedotto romano dipinto, eseguito da olio.
Ragusa, e' eccelsa, e' citta' da pendici che ricorda all' uomo la sua infanzia, quando rimaneva fermo e mu'tolo a mirare il ricco Presepe adornato di arance, costruito su ogni altare d' ogni Chiesa; Ragusa dal cielo rosa-bianco-azzurro sovrastante, creata su larghe vette piene di luci, su squarci mitologici, declivi custodenti tracce di prime civilta' e valli ridenti da lontano, a chi La guarda, non sembra realta' ma miraggio.
Solo la notte, senza luci fatte dagli uomini, ora la copre, la inghiotte nel Suo insieme, complesso di bellezza fantastica e grandiosa.
L'ANTICA CITTA' DI RAGUSA
Nell'attuale territorio di Ragusa Ibla o Inferiore fu la Citta' di Ibla Erea.
Secondo la Leggenda la Citta' fu fondata da Iblone, principe appartenente al popolo dei Siculi, il quale, a capo di popolazioni di razza Sicula, arrivo' sull'alto dei Monti Erei al fine di far condurre loro una vita sicura lontana dai popoli di invasioni di popoli dell'Oriente e dell'Africa. Tali popoli, Orientali ed Africani, erano dei barbari che, dopo essere sbarcati da grandi flotte formate da rapidi navigli, saccheggiavano il litorale costiero della Sicilia Sud-Orientale.
La Citta' di Ibla fu chiamata anche Erea per i Monti denominati Erei in cui fu edificata e per distinguersi da altre Citta' chiamate Ible sorte lungo i territori della Sicilia Orientale e Meridionale. La fondazione delle Ible di Sicilia e' narrata da Strabone e da Scimnio riportando "frammenti" di Eforo.
La Citta' fu ricca di Santuari dedicati alla Dea Ibla e a tale Dea gli Iblesi facevano sacrifici di animali, spettacolari feste ed ogni sorta di giuochi.
La Citta' -secondo quasnto narra Plutarco nella "Vita di Nicia"- fu assediata dagli Ateniesi al comando di Nicia poiche' era loro avversaria. Anch'essi, come i guerrieri d'Ippocrate, non riuscirono a conquistarla per la sua fortezza ed audacia. L'audacia della Citta' fu tanta e grandemente nota in tutto il Mondo antico abitato cosicche' ad Essa fu attribuito l'appellativo di "Audax". Hibla "l'Audace" non fu mai espugnata e conquistata dagli eserciti Elleni e non fu la sua popolazione Sicula e Galeota (Galeoti e' il soprannome dei Siculi abitanti la terra d'Ibla nella quale le Lucertole -anticamente chiamate Galeote- avevano nido) mai inquinata da abitatori stranieri.
La popolazione d'Hibla ebbe importanti relazioni commerciali e militari con la Citta' di Camarina. Cio' si puo' rilevare da monete Camarinensi sulle quali assieme alla figura di Ercole con clava sotto la raffigurazione della Luna esistono effigi di Lucertole, allegoria dei Galeoti.
Nei primi secoli della sua fondazione, Hybla, fu grande Citta' politica dei Siculi ed anche grande Citta' Sacerdotale dei popoli Sicuo'i. Percio' ebbe grande importanza il suo mercato durante e dopo l'anno 620 d.C. per la ragione che in esso confluivano varie merci e numerosi prodotti della terra e bestiame delle popolazioni delle altre Citta' Sicule e mercanzie altresi' portate dal popolo dei Fenici e di altri popoli civili dell'Oriente (tessuti, minerali, vetri, spezie).
La Citta' d'Hibla Erea combatte' le invasioni e l'espansione in Sicilia degli Elleni quando quasi le altre Citta' di Sicilia si erano fatte conquistare cambiando lingua, costumi, modi di vivere.
Le Citta' Greche dopo aver vinto la potenza di Troia (anno 1104 a.C.), poiche' si trovavano in posizione di sovrappopolamento, cominciarono a trasferire grandi quantita' delle loro misere giovani popolazioni in Sicilia per coltivare nuove fertili terre, per guerreggiare ed impossessarsi dei beni dei Siculi e per non vivere piu' stentatamente. I Greci si impossessano dei luoghi dove sorgevano le Colonie Fenici e cercano d'imporre il loro dominio nelle e tra le Citta' Sicule. I Greci inoltre si uniscono con alcune popolazioni Sicule cosi' da formare una razza nuova, piu' intelligente e piu' forte.
Le Citta' di Casmene, Acre, Siracusa, Camarina nell'anno 644a.C. arricchiscono le loro proprie popolazioni con numerosi emigranti Greci.
Invece Hybla si difende tenacemente dalle emigrazioni e colonizzazioni Greche poiche' era stata edificata su altissimi pendii, tra alte rupi, nei quali l'accesso di stranieri era difficile e sopra i quali si erano allestite efficaci fortificazioni di difesa e d'offesa. Gli Iblesi avevano anche posto l'Acropoli al centro delle loro fortificazioni in modo che, in caso di pericolo, potessero far ritirare e mettere al sicuro le loro donne, i vecchi ed i bambini.
Attorno alle rupi fortificate avevano intagliate tombe sepolcrali dove solevano seppellire i combattenti caduti eroicamente per difendere la Citta' dai nemici allo scopo di ricevere forza e protezione dagli spiriti dei loro defunti quando si trovavano a difendere la propria patria.
Una grandissima piazza dentro la Citta' serviva come luogo di riunione della popolazione, per esercitare la giustizia criminale e per ospitare i mercanti venuti dalle Citta' vicine allo scopo di comprare o vendere. Quindi gli Iblei di Hybla Erea rimangono indipendenti poiche' difesi dai loro monti inaccessibili. Essi erano orgogliosi della loro Citta', fieri di essere rimasti puri nella loro razza, no incontaminati da popoli emigrati ed invasori. Erano di costumi civilissimi, dediti all'allevamento di muli e cavalli, alla pastorizia ed alla coltura dei campi, amanti della loro "nazionalita'", non avidi di conquiste ne' di potere su altre genti e su altre Citta'.
Pare che la Citta' ebbe a coniare monete con la scritta del proprio nome e l'effigie d'una Donna con testa turrita circontata da Api.
Nel 450 avanti Cristo, Falaride, Tiranno d'Agrigento insidio' piu' volte col suo esercito l'indipendenza e la liberta' del popolo di Hibla. Ma il popolo Iblese respinse coraggiosamente e facilmente le forze del Tiranno anche perche' ricevette l'aiuto delle Citta' di Camarina e di Siculi(Scicli) che intervennero con i loro eserciti a combattere gli Agrigentini. Per questo motivo il popolo d'Hybla accorse -ma vanamente- in difesa di Camarina nell'anno 552 a.C. contro l'esercito di Siracusa che distrusse Camarina sino alle fondamenta a causa di gelosia nutrita per la potenza alla quale era assurta e perche' Camarina era divenuta simpatizzante ed anche alleata delle Citta' Sicule(Hybla, Motuka, Siculi, etc.) che Siracusa bramava di conquistare e dominare. La distruzione di Camarina da parte dei Siracusani avvenne dopo aspre battaglie combattute in Donna Lucata dagli eserciti di Camarina, Siculi, Motuka ed Hybla contro l'esercito Siracusano che era stato in grossato e rafforzato dagli eserciti di Henna e di Megara. I Siracusani ebbero il premio della vittoria perche' i Camarinensi e gli altri popoli a loro alleati avevano abbandonato le mura delle proprie Citta' e non erano abituati a combattere fuori le mura di difesa cittadine.
IPPOCRATE
A vendicare la distruzione di Camarina nel 493 a.C. e' Ippocrate succeduto al fratello Cleandro nella Dittatura della Citta' di Gela che ambiva di unire sotto il suo governo tutte le Citta' dell'Isola per formare un solo regno. Egli in quell'anno muove guerra a Siracusa scontrandosi a mezzo del suo esercito con quello Siracusano condotto da Cromio nei pressi di Eloro.
L'esercito di Ippocrate vinse l'esercito di Siracusa ed il vincitore detta le condizioni di pace a Siracusa annettandosi il territorio Camarinense e prodigandosi a riedificare Camarina col richiamare i superstiti ed i figli dei superstiti di Camarina. Egli, quindi, si serve di Camarina come Citta' vicina alle Citta' Sicule per fare guerra contro di esse. Per cio', dopo aver distrutto la Citta' degli Ergetini, strinse d'assedio le mura della Citta' d'Hibla nel 491 con un grandissimo esercito. Gli Hiblei, mediante una efficace ed ardita sortita fuori le mura fortificate assediate dai Gelesi, sconfiggono l'esercito Geloe ed uccidono lo stesso Ippocrate. Ed Hybla rimane a godere la sua liberta' ed indipendenza ormai divenuta secolare.
Hybla nell'anno 467 invia armati in aiuto delle popolazioni di Siracusa ribelle al mal governo dello spietato Tiranno Trasibulo.
Nell'anno 342 a.C. milizie di Hybla ingrandiscono l'esercito di volontari
siculi comandati da Dione che, tornato in Sicilia dall'esilio di Corinto, riesce ad occuppare con esso la Citta' di Siracusa e spodestare Dionigi II al fine di costituire un governo democratico.
Nell'anno 219 a.C. riscontriamo l'esercito di Hybla unito a quelli di Scicli, Modica, Catane, Achate, Acre, Acrilla, Netum, Drepano, Helorus ed ai Cartaginesi i quali combattono contro gli eserciti di Roma capitanati dal Console Marco Marcello. Gli eserciti Romani erano accorsi in Sicilia sin dall'anno 263 a.C. in aiuto invocato dai Mamertini assediati a Messene da Gerone di Siracusa.
Tale guerra contro i Romani avviene perche' Geronimo, successore nalla Tirannia di Siracusa, non aveva rispettato il Trattato d'Alleanza che sottoponeva le Citta' Sicule e quelle Greche sotto il dominio di Roma.
Caduta Siracusa nel 212 a.C. gli eserciti d'Hybla e delle altre sopradette Citta' ed i Cartaginesi vengono duramente sconfitti dai Romani. Questa guerra e' chiamata "2a Guerra Punica" ed al termine d'esse Hybla, le Citta' Sicule e quelle Greche perdono l'indipendenza e diventano tributarie di Roma.
Hybla fu Citta' "Decumena" e soffi' sotto il governo dei Pretori Romani continue violazioni e spoliazioni. Per le prepotenze e le vessazioni Romane Hybla si ribella insieme alle Citta' di origine Sicula e milizie Iblesi si uniscono a forze Cartaginesi che erano sbarcate sul litorale marino decise a combattere i Romani. Ma le Legioni Romane, sotto l'alta ed intelligente guida del Console M. Cornelio, hanno il sopravvento sui Ribelli, sui Siculi e sui Cartaginesi. I Romani quindi continuano i maltrattamenti verso la popolazione d'Hybla e divengono anche proprietari delle terre coltivabili espropriandole agli Hiblesi e rendono schiavi gli stessi. Moltissimi degli schiavi di Hybla partecipano a ribellioni e guerre condotte da Cleone dall'anno 146 all'anno 132 a.C. contro i Romani e nell'anno 132 a.C. sotto il comando di Ateone e Triboe.
Tali guerre dette "Guerre Servili" durano piu' di 40 anni e ne troviamo descrizioni dettagliate nel "De Oratore" composto dal fecondo e massimo oratore Romano e membro del Senato di Roma Marco Tullio Cicerone.
Gli abitanti di Hybla partecipano ad ltre ribellioni e guerre contro gli eserciti di Roma dominanti nell'Isola (esse sono chiamate "Guerre Sociali" e "Guerre Civili") poiche' le ruberie e le punizioni perpetrate dall'avido Pretore Verre sono insopportabili.
Tali Guerre e ribellioni sono anch'esse spente ferocemente nel sangue dai Romani.
IL CRISTIANESIMO
Oltre le vassazioni e le privazioni fatte dai Romani di Verre, Hybla ed il suo territorio subiscono danneggiamenti e rapine da parte di numerose bandi armate di briganti comandate da Seleuco Etneo le quali investono quasi tutte le Citta' dell'Isola Centrale mentre i Corsari di Eraclio depredano la costa marittima Sud-Orientale.
A causa delle sventure che la Citta' va ricevendo, miseria ed angoscia assalgono gli Hybesi che, fiaccati ed affamati, cominciano in massa ad abbandonare Hybla.
La Citta' rimane spopolata. Per cio' nell'anno 14 a.C. l'Imperatore Augusto manda dei Coloni in Sicilia per ripopolare Hybla e quelle Citta' ad Essa piu' vicine.
Durante l'Impero di Vespasiano e di Flavio gli abitanti di Hybla da "Decumani" vengono dichiarati "Stipendiari" e leggiamo nelle narrazioni scritte da Plinio durante l'Impero di Traiano che "Hiblenses" et "Motycenses" (gli abitanti di Modica) sono soggetti a pagare a Roma uno "stipendio" fisso.
A lenire le gravi sofferenze della popolazione e' l'arrivo e la conoscenza del Verbo di Cristo in Hybla portato nel 58 d.C. dai Santi Paolo e Luca, i quali sbarcati in San Pieri -porto di Scicli- per ripararsi da una grande bufera durante il loro viaggio da Malta verso Roma, trasmettono predicando il Vangelo la Fede in Cristo come Redentore dell'Umanita' e liberatore degli schiavi e celebrano ed insegnano il Culto ed i Riti Cristiani. Il Cristo e' Salvatore ed il popolo Iblese si sente salvo. Il Culto Cristiano quindi si estende dal territorio di Camarina lungo tutto il litorale sino a Siracusa. Una "leggenda" vuole in proposito che in una Caverna di Contrada Mastro -territorio di Ragusa-, San Paolo vi fece dimora e gli agricoltori del luogo mostravano sino a poche diecine d'anni addietro ai visitatori l'Altare sul quale l'Apostolo colloco' un'effigie in legno di Gesu' e celebro' i Divini Sacrifici.
La nuova Religione, che rappresenta una rivoluzione nel modo di pensare e di vivere, conquisto' subito la gran parte di Schiavi di Hybla che pativano ogni sorta di angarie sotto il governo spietato dei Romani. Ma essi non fanno tardare le persecuzioni su coloro che si erano fatti conquistare dalla parola del Cristo -conosciuta a mezzo di Paolo e Luca- e che praticavano i vari Riti verso di Lui, riscattore e lenitore dei miseri. Le persecuzioni contro i Cristiani sono efferate durante l'Impero di Massimino nagli anni 235-238 d.C., di Decio negli anni 238-251, di Valeriano negli anni 252-259, di Diocleziano nell'anno 303...
Nel 303 le persecuzioni dei Cristiani in Hybla Ragusa sono terribili. I Cristiani vengono arrestati e torturati, i loro beni confiscati e le loro Chiese distrutte. Tuttavia la Fede in Cristo nella popolazione invece di diminuire, aumenta; il sangue sparso dei Martiri Cristiani in ogni Citta' dell'Isola contribuisce a fortificare il Credo d'ogni Hyblese in Cristo. I Cristiani di Hybla si uniscono in gruppi e scavano grandi e lunghe gallerie sotterranee dove si nascondono per celebrare i loro Riti e seppellire i loro morti, per ripararsi dalle persecuzioni e riposarvi e dormire. Le maggiori Gallerie denominate "Catacombe" furono scavate nelle Contrade "Puddure" e "Cicloni". Esse sono simili a quelle di Siracusa.
Durante l'anno 330 d.C. l'Isola di Sicilia, divenendo regione dell'Impero Romano di Bisanzio, in Hybla Ragusa, le persecuzioni contro i Cristiani sono piu' spietate.
I "Corretttori" Bizantini subentrati ai Pretori ed ai Consoli di Roma, pretesero maggiori tributi e resero piu' misere le condizioni della popolazione. Ma poi, per quanto riguarda le persecuzioni, a causa della lontananza della residenza degli Imperatori in Bisanzio, i maltrattamenti verso i Cristiani vengono allontanati e la persecuzione ha un fine mediante la loro conversione alla Religione Cristiana.
Nell'anno 576 Gregorio Magno, Palermitano, riunisce gli Anacoreti sparsi nel territorio della Cittta' in un Monastero fatto costruire in Contrada Buxello.
A partire da quell'anno il nome della Citta' di Hybla diviene quello di RAGUSA.
E pare che tale nome abbia avuto inizio dal trasferimento degli abitanti superstiti all'ultima distruzione di Camarina. Il nome Rakusa proviene da Rak che, in lingua Sicula, ha il significato maschile di rosso, e Rakusa esprime, sta per Rosata e Rossastra (per il colore rossastro della maggior parte delle sue terre di natura vulcanica). Rak si trasformo' col passare del tempo in Ragus (cosi' veniva chiamato il Fiume che nasce dal Monte Lauro e Ragusie e Raguse la Citta' d'Hybla attraversata dalle acque di tale Fiume arrossate di terre rosse dei Colli Iblei o Erei le quali per mezzo delle pioggie arrivano nel Fiume).
In Siciliano antico Ragusa e' nomata "Rausa" che ha un significato di possente, gravosa, pesante, forte, alta, imponente, (rupe) scoscesa.
Nell'anno 538 la Citta' di Hybla si riscontra in tutti gli atti e scritti ad Essa concernenti col nome di Ragusa.
I BARBARI
Affievolendosi la potenza dell'Impero Romano, affievolisce di riflesso e soccombe anche la potenza dell'Impero Bizantino. Le Genti da Roma e da Bisanzio si ribellano e si dividono i beni appartenuti ai due Imperi. I popoli Barbari per cio' irrompono furiosamente sulla Sicilia e la saccheggiano e la devastano.
Nell'anno 278 d.C. -a saccheggiare- sono i Franchi, nel 440 i Vandali di re Genserico, nel 476 gli Eruli di Odoacre, nel 493 i Goti di re Teodorico...
Altri popoli di Barbari e di Corsari comandati da abili capi guerrieri saccheggiano piu' volte Ragusa. Il popolo di Ragusa durante tali invasioni barbariche ritrova l'amor di Patria, rinutre sentimenti di virtu' civili e militatari che fanno sostenere contro esse la Citta' considerata come Nazione. Grande parte dei popolani sacrifica eroicamente la vita in difesa della propria Terra. La Citta' viene fortificata con nuove mura e con nuove torri e nuovi castelli circondati da fossi profondi. La Citta' di Ragusa ancora stipula Trattati di Alleanza con le vicine Citta' di Modica e di Scicli cosi' da poter fronteggiare e respingere agevolmente le continue invasioni di ordaglie Africane nemiche devastatrici. Il Litorale marino viene rafforzato con altre torri e castelli che servono di rifugio, di protezione e di difesa delle tre Citta'.
Pur tuttavia le costruzioni difensive lungo il Litorale sono superate da eserciti Arabi trasportati su immense e rapide flotte che compiono saccheggi ed incendi sulle terre che attraversano. Nell'anno 652 Mo'awa, l'Imperatore Costantino Paganate avendo abbandonato Siracusa, in testa ad un grande esercito, saccheggia il Litorale e devasta i Centri abitati che si trovano in esso.
Nell'anno 669 Abd Allah-ibn-Kais ripete i saccheggi e le distruzioni, nell'anno 704 Atna-ibn-Rafi' ed Abdallah saccheggiano tutta la parte Sud-Orientale dell'Isola, nell'anno 752 Abd Er Rahman ripercorre l'itinerario di questi ultimi depredando a sua volta. I Musulmani, dopo aver depredato, si allontanano dall'Isola a mezzo delle loro veloci navi non pensando di rimanervi ne' di lasciare loro presidi d'armati.
Nell'anno 827 pero', perche' Eufemio chiamo' gli Arabi in Sicilia a fine di vendetta personale, Assed Ibn-Forat con un potentissimo esercito sbarca a Marsala con l'intento di conquistare l'Isola e di rimanervi. Egli conquista le Citta' Meridionali della Sicilia, dopo Fintia e Gela, Ragusa ed altre Citta' vicine a Siracusa. Ammalatosi di peste e deceduto Assed, al comando dell'esercito subentra il sanguinario Mohammed che occupa Mineo, Girgenti, Enna e, quindi, ricevute nell'anno 830 altre numerose forze armate dall'Africa e dalla Spagna, continua a conquistare una dopo l'altra le Citta' dell'Isola sino ad arrivare in Palermo.
Dopo la scomparsa di Mohammed, a capo degli invasori Arabi, succede Fadhl-Ibn-Giafar Haman, il quale, conquista Messina, passa in Val di Noto ed occupa la Citta' di Modica. La caduta di Modica avviene nell'anno 845. Dopo Modica avviene la resa di Lentini. Nell'anno 846 Giafar, dopo lungo assedio -e la popolazione divenuta stanca per gli assalti ed i combattimenti fatti e soprattutto per aver consumato interamente le vettovaglie-, conquista Ragusa...
Ma la Citta', conquistata per fame, si ribella presto contro gli invasori e riesce a liberarsi della loro presenza. Essa tuttavia ricade sotto il dominio Arabo nell'anno 848. Rientrando gli Arabi in Ragusa, si imposssessano di tutti i beni ed i tesori della Citta' e, dopo avere abbattute le mura di cinta, viene da essi insolitamente abbandonata. Cio' si rileva dalla "Cronaca di Cambridge" e nella "Storia dei Musulmani" di Michele Amari.
Nell'anno 853 Ibn-Fezara, succeduto ad Abul-Aglab-Ibrahim, dopo aver conquistato e saccheggiato Enna, Catania, Siracusa e Noto, invade Ragusa. Gran parte degli abitanti viene trucidata e la Citta' nuovamente messa a sacco e poi devastata a mezzo grandi incendi. Cosi' come per Ragusa, tutto il territorio della Sicilia Sud-Orientale e' posseduto dagli Arabi, tranne quello dell'inespugnabile Citta' di Scicli. Non di meno i Castelli di Scicli sono conquistati mediante stratagemma il 31 gennaio dell'anno 855 da Mahmud figlio dell'Emiro Khafagah-Ibn-Sewada successore di Fezar.
In quell'anno Ragusa si ribella contro il dominio Musulmano e Khafgah con un grande esercito si reca verso di essa e la pone in assedio. Dopo cruenti combattimenti la popolazione Ragusana -decimata- tratta la resa coi Musulmani. Con la resa si stabilisce che gli "uomini liberi" con le loro masserizie e gli animali potessero "andare liberi" e tutto cio' che rimaneva di schiavi, robe ed animali e ricchezze fosse destinato a bottino degli invasori. Cosi' gli schiavi ed il popolo minuto e le loro donne e figli furono abbandonati in mano degli occupanti.
Negli anni successivi all'855 Ragusa si riscontra "tributaria" dei Musulmani. L'amministrazione e' tenuta dagli Arabi tramite il "Gema" al quale appartenevano notabili Musulmani ed il "Cadi'" nominato dall'Emiro. I Cittadini di Ragusa potevano aderire per l'amministrazione della Giustizia al Tribunale Arabo. La proprieta' dei campi fu lasciata agli agricoltori ed i terreni incolti se venivano coltivati erano assegnati a coloro che li avevano dissodati.
Assegnando le terre incolte ai coltivatori, l'agricoltura si sviluppa unitamente all'allevamento del bestiame cosi' che dopo pochi anni, come per miracolo, la Citta' ridiviene florida e potente.
Il Geografo-Scrittore Edrisi, infatti poco tempo dopo la fine della dominazione Araba, scrive di Ragusa:
"Da Scicli a Ragusa 13 miglia. Questa e' forte rocca e nobile terra di antica civilta' e di fondazione primitiva: circondata di fiumi e riviere, ricca di macine e mulini, bella di edifizi, larga di piazze -possiede una ricca pianura con vaste e feraci terre seminative. Sta sette miglia dal mare. Le scorre a levante il fiume che da lei prende il nome e sboccando in mare ha un bel porto dove le navi entrano per lasciare e prendere i carichi. Avviene cosi' che ai mercati di Ragusa arrivi gente da tutti i paesi e da tutte le regioni."
Ed Ibn Fadl'Allah, scrittore Arabo, descrive i Castelli di Ragusa e quelli di Scicli definendoli "i piu' grandi e piu' belli di Sicilia".
Negli anni 866 e 867 poche' tempo prima l'Imperatore di Bisanzio e la Repubblica di Genova mandano forze armate in Sicilia per scacciare gli Arabi occupanti le Citta' Isolane, essi al fine di creare paura e reprimere sentimenti di ribellione, commettono nuovamente intollerabili soprusi ed uccisioni sulle popolazioni da loro governate. La popolazione di Ragusa e' fra queste. Per cio', la popolazione di Ragusa -avuta notizia della rivolta della popolazione di Scicli contro gli Arabi,- si ribella anch'essa riuscendo a scacciare gli Arabi. Il sapore della liberta' tuttavia nella popolazione e' di breve durata poiche' gli Arabi ritornano in forze maggiori e riescono a riconquistarla e punirla orrendamente.
Il governo d'occupazioine Musulmano in Ragusa continua sino all'anno 1061, anno in cui, sbarcato Ruggero Bosso in Sicilia assieme ai suoi seguaci ed accampatosi a Rametta, avviene un'altra ribellione popolare che libera la Citta' per sempre dall'occupazione Musulmana. Ragusa e' anche in condizione di mandare Volontari armati per aumentare le file dell'esercito di Siciliani che va raccogliendo il Bosso per liberare l'Isola dal dominio Arabo. Cosa questa che avviene in maniera sbalorditiva nell'anno 1091 con la cacciata degli Arabi della Citta' di Noto, ultima Citta' in Sicilia che pativa ancora in quell'anno sotto la spietata occupazione Musulmana.
Ragusa, Contea-Signoria
Nell'anno 1091 Il Gran Conte Ruggiero concede a Goffredo la Citta' di Ragusa come Contea.
Goffredo, figlio naturale del Gran Conte Ruggiero, primo Conte di Ragusa (I) sposato -secondo il Pirri- alla nobile Donna Rogasia, ebbe quattro figli. Bartolomeo, Silvestro, Goffredo-roberto ed Airolda.
Airolda fu una delle cinque mogli ripudiate da Re Ruggiero.
Goffredo ebbe concessi grandi privilegi nell'essere investito della Contea-Signoria di Ragusa. Infatti da lui dipendono i Baroni ed i "Miles"(Cavalieri) come Vassalli per i Feudi che a loro concedeva col titolo di Baroni'e.
Il Conte -di sangue Normanno- di Ragusa concesse molti Feudi a privati circondandosi per cio' di grande numero di Baroni e di "Miles".
Le concessioni furono continuate da suo figlio Silvestro le quali furono anch'esse numerose. Tra i privilegi importanti che godeva il Conte furono quelli di amministratore della Giustizia penale e civile, privilegio questo che poteva trasmettere ai figli, tenere un Notaio personale, il Cappellano maggiore privato e lo Stratigoto come era costume del Re.
Ed ancora il Conte di Ragusa poteva tenere coadiuvanti per riscattare i suoi Vassalli caduti prigionieri, per contrarre matrimoni per la figlia o la sorella, per comprare terre da servire al Re, per ordinare Cavaliere il figlio o il fratello. Per tutti questi privilegi il Conte di Ragusa era di dignita' uguale al Re nella sua Contea e la Contea era indipendente dal Regno e dal Sovrano di Sicilia. Egli aveva tuttavia l'obbligo di prestare al Re il servizio militare e combattere in di lui difesa.
Sotto Goffredo Ragusa si arricchisce d'una Colonia di Casentinei (II).
A Goffredo succedettte il figlio Bartolomeo, il quale morto senza prole, fu seguito come Conte da secondo genito Silvestro.
Silvestro fu tenuto in istima ed in gran conto dal Re Ruggerio I (successore del Gran Conte di Sicilia Ruggerio) perche' suo consanguineo e perche' rivelatosi grande condottiero al suo fianco nelle guerre contro i nemici de Regno.
Ruggerio I, come premio ai servizi prestati, concesse a Silvestro la Contea di Marsico sita nell'Italia Centrale.
A Silvestro succedette Guglielmo nel gennaio 1163. Egli, ebbe la Contea di Ragusa e quella di Marsico, ebbe anche quella di Buscemi.
Guglielmo fu sposato con D.nna Stefania che fu fondatrice in Buscemi nel 1192 del grande Monastero Benedettino col titolo di Santo Spirito. Egli, avendo difeso combattendo Tancredi, fu perseguitato dall'Imperatore Enrico VI (marito di Costanza figlia di Re Ruggerio I, venuto nell'Isola per togliere il Regno a Tancredi), e privato dalla Contea di Ragusa.
Ragusa, pertanto, e' incamerata al Demanio e vi rimane sino all'anno 1283 quando Pietro d'Aragona, re di Sicilia, concede la Citta' al Miles Pietro Prefoglio o Prefolio. Pietro Prefolio e' il figlio di Giovanni Prefolio nominato dal popolo Ragusano Capo della Rivoluzione dei Vespri nell'anno 1282 giorno 5 aprile contro il Governo Francese in Sicilia.
Prefolio ottiene assieme alla Contea di Ragusa la Citta' Signoria di Caccami.
Alla sua morte lascia la Contea e la Signoria al figlio Federico. A Federico, morendo nel 1287 senza aver lasciato prole, subentra la sorella Marchisia.
Alla morte della Contessa Marchisia, subentra al governo suo figlio Manfradi Chiaramonte, il quale unisce la Contea di Ragusa e la Signoria di Caccamo a quella di Modica e Scicli, in seguito a matrimonio contratto con Isabella Mosca succeduta al fratello Federico che aveva perduto la Contea di Modica per essere stato partigiano di Re Giacomo d'Aragona favoreggiatore degli Angioini in danno del Re Federico.
Quindi Manfredi I Chiaramonte diviene Conte di Ragusa, Modica, Scicli, Caccamo, etc.
Egli ed i suoi successori si appellano:"Conti di Modica e Signori di Ragusa".
La Contea dei Chiaramonte (che furono in numero di 8) ha termine nel mese di giugno 1392. A loro succedono i Conti Cabrera...
Negli anni seguenti tale data la Storia di Ragusa e' quasi tutta legata -come in passato- alla Storia delle Citta' di Scicli e quella di Modica. Difatti:
Ragusa -assieme a Scicli e Modica nel 1848 si ribella contro il Governo Borbonico per ottenere la liberta' e l'indipendenza dell'Isola Rivoluzione importante che contribuisce a far realizzare la costituzione in Palermo del Parlamento Siciliano, il quale promulga la Repubblica Siciliana eleggendone Presidente l'Eroe -Patriota- Ruggero Settimo. Nel 1860 ancora Ragusa assieme a Scicli e Modica si ribella contro il governo del Re di Napoli e manda Volontari in aiuto di Giuseppe Garibaldi sbarcato con i "Mille" a Marsala e per ottenere Liberta' e far compier l'Unita' d'Italia.
Note:
(I) Egli sottoscriveva i suoi Diplomi: "Gaufridus de Ragusia filius magni comitis Rogerii" e "Gaufridus Comitis filius Rogerii comiti".
(II) Essi abitarono la parte superiore e nuova della Citta'.
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